23 giugno 2013

120 basi mlitari USA in Italia: e io pago!!!!

Che l’Italia sia dal 1945 ad oggi nazione sottomessa dallo straniero era ben risaputo.
Quanti italiani sanno o conoscono del grande insediamento che hanno messo su nel Bel Paese? Ogni anno gli italiani spendono circa 400 milioni di euro per mantenere ufficiali e soldati dell’esercito statunitense presente nel nostro territorio. Basi militari dislocate in tutto lo stivale, da nord a sud: da Aviano alla Maddalena, da Ghedi a Camp Derby. Ma non è tutto. In Italia sono presenti anche, insieme alle oltre 120 basi militari che già si conoscono, più di 20 basi militari dello “Zio Tom” segrete

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Di queste basi non si sa completamente nulla. Le istituzioni nel ruolo che a loro compete hanno sempre sottaciuto a questa presenza, essendo complici a loro volta dello straniero nel suolo italiano. Molta della società civile si sta battendo ed ha portato a conoscenza di questo stato di cose ma ancora c’è molto da fare. Bisogna far sì che questo enorme armamentari presente in Italia sia smantellato, ma soprattutto è impensabile ancora oggi che i cittadini italiani paghino e “campino” personale, strutture solo perché il Bel Paese fa parte di accordi internazionali, alla faccia della tanto decantata Sovranità Nazionale. Questo vuole essere un Dossier che faccia capire quello che nel nostro Paese c’è e che tanti non sanno o che fanno finta di non sapere. Altro scandalo che gli italiani non sanno e non conoscono è l’accordo segreto chiamato “Stone Ax”, in italiano Ascia di Pietra. Cosa è questo accordo segreto? In Italia ci sono attualmente 90 bombe atomiche U.S.A., 50 presenti nella base militare di Aviano a Pordenone, e 40 nella base militare italiana di Ghedi Torre a Brescia. Nel febbraio del 2005 il Natural Resources Defense Council ha pubblicato il rapporto “U.S. Nuclear Weapons in Europe”, armi nucleari USA in Europa. Questo studio denuncia come gli Stati Uniti mantengono in Europa un numero di bombe atomiche tre volte superiore a quello che finora si conosceva, ossia in totale 480 bombe tattiche B-61 dislocate in nove basi aeree in sei paesi europei della NATO.
Il rapporto “Stone Ax” precisa inoltre che la presenza di armi nucleari statunitensi in Italia è regolato da un accordo segreto mai sottoposto al Parlamento che il Governo italiano ha sottoscritto con gli Stati Uniti tra il 1952 e il 1968. Questo rapporto segreto permette agli USA la possibilità di schierare armi nucleari sul nostro territorio, stabilendo che una parte di queste armi possa essere usata dalle forze armate italiane una volta che gli USA ne abbiano deciso l’impiego.
Come si vede una sottomissione allo straniero che continua ancora oggi.
Ciononostante l’Italia, è bene ricordarlo e qui lo scandalo, ha firmato nel 1969 e ratificato nel 1975 il “Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari”, dove all’articolo 2 si dice che: “Ciascuno degli stati militarmente non-nucleari si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, ne’ il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente”.
L’altro scottante argomento da molti mesi a questa parte è il famoso MUOS.
È un sistema di comunicazioni satellitari di altissima frequenza; la sigla sta per “Mobile User Objective System. È composto da 4 satelliti e 4 stazioni a terra. Dovrebbe realizzarsi in Sicilia, a Niscemi tra le proteste dei comitati cittadini che non vogliono questa struttura fonte di malattie, tumori in primis. Tra le basi americane più conosciute in Italia ci sono: Ghedi a Brescia, Aviano, Vicenza, Camp Derby, Gaeta, Niscemi, Napoli, Sigonella, La Maddalena. La base di Ghedi a Brescia è un deposito di bombe nucleari. Da alcune fonti si ritiene contenga dai 10 ai 20 ordigni nucleari. Le armi sotto controllo USA dovrebbero essere utilizzate dai nostri Tornado dell’Aeronautica. Aviano è la base a stelle e strisce più grande del Mediterraneo più vicina al Medio Oriente. Nella base ci sono i cacciabombardieri F-16 con a rotazione squadriglie d’attacco. All’interno della base sono presenti una cinquantina di bombe atomiche. Il Pentagono sta pensando di costruire una struttura di 15 milioni di euro per le operazioni di imbarco dei soldati diretti nelle zone di intervento. Nella base ci sono 20 mila persone, una città. A Vicenza nella cittadina veneta c’è la caserma “Ederle”, il comando US Army dell’Europa del Sud. Il reparto più importante è la 173° brigata aerotrasportata, una unità di assalto già operativa nell’Iraq ed Afghanistan. C’è una compagnia Irc pronta in stato di allerta. Nella base vivono 10 mila persone.
Camp Derby è dislocata in Toscana ed è il più importante deposito di bombe e munizioni degli USA. Ci sono bunker pieni di ordigni. Il pentagono sta ampliando il canale navigabile che collega la base al porto di Livorno. Vino oltre 2 mila persone. A Gaeta, a sud del Lazio, la base ospita il comando della VI flotta. Ci sono 40 navi, inclusa una portaerei nucleare, 25 mila soldati e 175 velivoli. A Napoli ci sono i comandi logistici della VI flotta americana. Vivono 10 mila tra soldati e familiari. La Maddalena in Sardegna, ospita il comando della 22° squadriglia sottomarini nucleari. Presente la “Emory Land”, una nave appoggio galleggiante con 1.200 persone che serve a rifornire, ad armare e riparare i sottomarini. A Sigonella, in Sicilia c’è il più grande aeroporto americano presente nel Mediterraneo. Ha funzione di scalo per velivoli e personale USA. All’interno ospita reparti speciali per le missioni di controllo dei traffici navali. Importante base per le azioni antiterrorismo. A Niscemi, l’altra base dislocata nell’isola siciliana c’è la base radio americana che gestisce le comunicazioni segrete nel Mediterraneo e Medio Oriente. Ora in questo Dossier prenderemo in esame le generalità di una base e le sue funzioni. In un’altra puntata ci occuperemo del personale, del deposito di armi, e del ruolo strategico che queste hanno.

GENERALITÀ:
Una base è essenzialmente una località circondata da segreto che, per definizione, può nascondere segreti. Ciò che esiste al suo interno, uomini e materiali, è difficile, quando non impossibile, da conoscere nel dettaglio. Una base si configura come un’isola incastonata all’interno del nostro territorio nazionale, una porzione di superficie alla quale non si può avere libero accesso (cosa che sarebbe, invece, legittimo concedere, se non altro, alle Autorità preposte) e che, nel contempo, alla pari delle sedi diplomatiche (ma queste ultime avendone pieno diritto) gode di prerogative di extraterritorialità. Non solo. Gli USA hanno basi sparse in tutto il Mondo. Quelle ospitate in alcune porzioni di superficie del nostro territorio da una parte non sono accessibili ai diretti controlli istituzionali (e quando lo sono, lo sono segretamente, cioè con formule truccate), dall’altra fanno parte di una ragnatela che le connette ad altre basi. La loro stessa esistenza, in tal modo, viola i confini statali senza alcun riguardo per gli accordi internazionali. Viene quasi da ridere al pensiero che i nostri confini siano violati dagli immigrati clandestini. Mi pare che nel caso delle basi si sia in presenza di ben altri immigrati e di ben altri clandestini. Anche qui, come in altre faccende, ciò che manca, innanzitutto, è la decenza!

FUNZIONI
Da un punto di vista specificamente militare, una base è un luogo dove possono essere custodite delle forze ma anche un luogo di ridistribuzione e proiezione delle stesse. All’interno essa permette l’addestramento d’uomini e mezzi e lo svolgimento di “operazioni di spionaggio e sabotaggio”. Il riserbo mantenuto su tali luoghi consente anche la sperimentazione d’apparecchiature segrete e può essere un punto di riferimento per la condotta della navigazione elettronica. A quanto risulta da una serie di inchieste giudiziarie, in Italia le basi NATO sono state utilizzate come nascondiglio clandestino per operazioni speciali che facevano capo a “Gladio” (esercito anticomunista organizzato da NATO-CIA) e anche da deposito di armi per la medesima organizzazione. Si è ipotizzato inoltre che le “operazioni” consistessero in organizzazioni di “colpi di stato” e in “attentati” (1960-1985). In particolare, attraverso accordi “sotterranei” tra i servizi Usa (la Cia) e quelli italiani (Sifar) fu a suo tempo possibile la costituzione di “Basi Nazionali Clandestine” (BNC, come quelle operanti con la Gladio) e di depositi di armi nascosti (i cosiddetti Nasco), oltre alla costruzione di gruppi di operatori speciali dei servizi chiamati “Ossi”, la cui identità rimaneva celata tramite l’uso di documenti segreti. In seguito, la seconda Corte di Assise di Roma con sentenza del 21 dicembre 1996, dichiarò tali gruppi “eversivi dell’ordine costituzionale”. Ma ciò non è tutto. Sin dal 1952, con uno dei primissimi accordi segreti, i servizi americani ed italiani si accordarono per la costruzione della base di Capo Marargiu di Gladio in Sardegna. Si trattava “ufficialmente” di una base italiana, tuttavia progettata e pagata dagli Usa, che avrebbe ospitato, in caso di colpo di Stato (auspicato per evitare l’ingresso del PCI nell’area di governo) i personaggi considerati politicamente pericolosi (i cosiddetti enucleandi). La lista di questi “deportabili”, circa seicento fra uomini di cultura, politici e professionisti di varia estrazione politica e sociale, esiste tuttora, ma nessuno si è mai fatto carico di renderla pubblica. In maniera più che esplicita. Nell’accordo italo-statunitense del cosiddetto piano Demagnetize (smagnetizzare i comunisti), un’altra diavoleria uscita fuori dalle menti malate degli ultra-atlantici, si legge: “I governi italiano e francese non devono essere a conoscenza, essendo evidente che l’accordo può interferire con la loro rispettiva sovranità nazionale”. Com’è evidente, nel caso specifico, erano addirittura esclusi dalla conoscenza i governi italiano e francese, mentre tutto si svolgeva a livello dei Servizi Segreti dei rispettivi Paesi, in combutta con la CIA. Occupiamoci ora del personale, del deposito armi e del ruolo strategico.

IL DEPOSITO DI ARM
Capita che armi bandite nell’ambito dello Stato ospite, come ad esempio le mine antiuomo, siano invece tranquillamente conservate nei depositi di armi delle basi NATO, in attesa di essere utilizzate. In Italia infatti, è stato stabilito che queste armi venissero distrutte, ma nelle basi americane ne continuano a rimanere conservati in grandissimi quantitativi: da lì possono essere spedite in tutto il mondo, violando anche la legge italiana che limita e condiziona la vendita delle armi, ma che non vale per le basi straniere. Per quanto se ne sappia, allo stato attuale, Milano, dopo New York, è la seconda piazza del Mondo, per la vendita di armi. Per fare un esempio, nelle basi NATO di Aviano e Ghedi, ci sono novanta testate atomiche e noi sappiamo che un referendum ha stabilito, in Italia, la messa al bando dell’energia atomica per usi civili, figuriamoci per usi militari. Si ricorda che le armi nucleari e i vettori custoditi in alcune basi sono nelle condizioni di portare distruzione anche oltre i confini italiani, in poche parole ben oltre i limiti che la Costituzione considera come “riferimento” per il concetto di difesa. Sono stati violati, e tutt’ora lo sono, gli articoli 11,primo e secondo comma, gli articoli 78 e 87, nono comma, e ci troviamo di fronte ad una deroga al principio del ripudio della guerra ed alle prerogative del Parlamento ed alle procedure costituzionali previste per lo stato di guerra. Per onestà intellettuale si ricorda inoltre, che dopo la partecipazione diretta dell’Italia, alla cosiddetta “Guerra del Kosovo”, il ripudio della guerra presente nella carta Costituzionale, è già completamente compromessa, sporcata, infangata dall’asservimento dei padroni a stelle e strisce.

IL PERSONALE
Riguardo al numero di militari presenti all’interno delle basi Usa e Nato in Italia, non è del tutto noto. Un sospetto che la dice lunga sulla complicità delle istituzioni italiane le quali non chiedano informazioni sul numero effettivo del personale americano di istanza in Italia. Secondo le solite fonti ufficiose, il numero dovrebbe essere di circa 13.000 militari e 15.000 civili, dipendenti da 18 comandi di vario rango. La maggiore concentrazione di uomini si ha nelle basi di Camp Ederle (Vicenza), Aviano (Friuli), Camp Derby (Toscana), Napoli (Campania), Sigonella (Sicilia) e S. Vito dei Normanni (Puglia).

IL RUOLO
STRATEGICO
L’Italia rappresenta una delle più importanti basi di stazionamento e logistiche per le operazioni dentro e oltre la regione immediata. A proposito della regione centrale europea, l’Italia presenta il vantaggio militare di profondità strategica garantendo, allo stesso tempo, una presenza-chiave nello scacchiere del fronte Mediterraneo. Il ruolo strategico delle basi dello “Zio Tom” in Italia è fuori discussione: l’Italia contribuisce in modo attivo alle cosiddette “operazioni di sicurezza”. Nelle missioni contro la Jugoslavia, le basi U.S.A-Nato in Italia hanno avuto un ruolo chiave nel sostegno alle operazioni in Bosnia, in Serbia e nel Kosovo. Nel Veneto e nel Friuli poi è presente una linea di postazioni missilistiche, servite da una vera e propria catena di radar e in Puglia, nel 1957, furono installati 30 missili a medio raggio (2500 Km) con testata atomica. Le basi Usa-Nato in Italia, per il famoso discorso di complicità che prima si accennava, sono nel tempo servite come una sorte di presunto stato di necessità di forza maggiore per fronteggiare il pericolo sovietico, all’insegna della segretezza e in rapporto ad una esigenza di protezione rispetto al blocco di Varsavia. Il pericolo sovietico si può dire con una dose di sano realismo che non c’è mai stato, se non nelle menti malate dei generali statunitensi e di colleghi italiani.
Le basi e tutto il pericolo che si portano dietro non sono mai scomparse ma sono vegete nel “Bel Paese”, si è notato addirittura negli ultimi anni un deciso incremento nella loro consistenza in uomini e mezzi. Come ad Aviano, che, ha visto raddoppiare il personale interno. La guerra fredda è finita e da un pezzo, ci si chiede con insistenza perché questi accordi di sicurezza e segretezza esistano ancora. E non ci si meraviglia più se il nostro Parlamento è tenuto all’oscuro di quello che succede all’interno di queste sedi extraterritoriali, veri covi di sovversione contro la sovranità del nostro Paese, visto che è il primo attore complice. Esistono dei protocolli segreti della Nato che, ancora a distanza di oltre mezzo secolo, non conosciamo nei contenuti né nei dettagli. Questo ci fa capire ancora di più la condizione di “sovranità limitata” e succube in cui ci troviamo, accettata in modo vergognoso e lesivo della dignità di un Popolo da tutti i governi della Repubblica.

LA POSIZIONE GIURIDICA

Se si prende il cavillo giuridico che ha permesso di far sorgere le centinaia di basi U.S.A.-NATO in Italia, e lo si esamina in modo approfondito, vediamo che la Costituzione italiana all’articolo 80 in materia di stipula dei trattati internazionali, prevede arbitrati o regolamenti giudiziari, e qualora comportasse, com’è prevedibile, anche variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di legge, è stabilito che siano le Camere ad autorizzarne la ratifica tramite norme di legge. Ma sappiamo proprio in materia, che molti di questi accordi internazionali previsti dall’articolo 80 non sono mai stati sottoposti alla ratifica delle Camere ed alla ratifica, cosa ancora più grave, del Presidente della Repubblica, come previsto dall’articolo 87 della Costituzione stessa. In pratica, molte di queste basi, installazioni dello “Zio Tom” sono sorte al di fuori della conoscenza e dell’autorizzazione del Parlamento. Come già ricordato gli Yankees escono fuori dai loro confini per comandare e fare il loro comodo in altri paesi. È presumibile che operazioni più o meno segrete abbiano comportato in Italia la creazione di un numero enorme di basi ed insediamenti con la presenza di militari USA, ma fra questi solo alcuni sono stati sottoposti a verifica, in particolare solo quelli per i quali si prevedeva dovesse esservi uno scambio con un altro paese contraente e, conseguente ratifica. La verità è che alcuni trattati sono noti solo a livello governativo o, addirittura, dei servizi segreti. Pur di evitare che le Autorità venissero a conoscenza di questi accordi segreti, gli addetti ai lavori come al solito hanno preso strade non ortodosse diciamo così, inventando stratagemmi o sotterfugi. Uno fra i tanti, il concetti di“accordi in forma semplificata”, in pratica, che la conclusione dovrebbe spettare al governo per effetto di delega. In parole spicciole nella questione interviene il problema del segreto: si afferma in ultima istanza che tutto ciò che riguarda le basi è coperto dal segreto e da una non precisata riservatezza. In conclusione: le istituzioni tutte devono far ammenda e vergognasi, alla faccia della tanto decantata sovranità nazionale spettante al popolo. Ad oggi in Italia non esiste una distinzione tra una base USA ed una base NATO. È molto difficile determinare se e a quale titolo le basi, le infrastrutture, le installazioni presenti nel territorio italiano siano di fatto riconducibili alla NATO o siano legate ad accordi tra Italia e gli Stati Uniti. Tutte le installazioni, comunque a conti fatti, gestite dagli americani sono contemporaneamente comandi o infrastrutture sotto controllo NATO e delle forze armate statunitensi. Questo vero paradosso fa capire una cosa di non poco conto: chi dovrebbe esercitare la sovranità su queste installazioni, se gli statunitensi o gli italiani. Parlando di basi militari, abbiamo quattro tipi:
1) Basi militari e infrastrutture concesse in uso agli USA, in base agli accordi segreti del 29 giugno 1951 e del 20 ottobre 1954. In base a tali accordi, le installazioni sono poste sotto comando italiano e i comandi USA detengono il controllo militare su equipaggiamento e operazioni. Ma questo solo in teoria e non in pratica da come si evince.
2) Basi NATO, in base agli accordi dell’Alleanza Atlantica.
3) Basi italiane “precettate” per l’assegnazione alla NATO, cioè messe a disposizione del blocco militare d’Oltre Oceano, in base agli accordi dell’Alleanza Atlantica.
4) Basi miste (USA, NATO e Italia), in base agli accordi segreti come accennato e in base agli accordi dell’Alleanza Atlantica.

I COSTI
DI MANTENIMENTO

Il “Report on Allied Contributions to the Common Defense”, il rapporto che fa riferimento ai contributi degli alleati alla difesa comune, dove possiamo estrapolare notizie riguardanti parla dell’esborso, in termini fiscali, che ogni anno l’Italia fa nei confronti degli Stati Uniti. Questo rapporto in sintesi dice che gli italiani pagano circa 400 milioni di euro per la sopravvivenza di queste basi, installazioni e personale interno presente nell’intero territorio nazionale.
Il documento, consegnato nel marzo 2001 dal Segretario alla Difesa al Congresso degli Stati Uniti, dice inoltre che: “l’Italia e la Germania pagano, rispettivamente, il 37% l’Italia, e il 27% dei costi di stazionamento di queste strutture”. Nel 1999, il contributo versato dall’Italia agli U.S.A. è stato addirittura di 530 milioni di dollari, circa 480 milioni di euro. Nel 2002 l’Italia ha versato per le spese militari dello “Zio Tom” 326 milioni di dollari. Il documento pubblicato ad agosto 2001 “Nato Burdensharing After Enlargment”dal Congressional Budget Office, Ufficio per il Bilancio, del Congresso americano, fa capire meglio il metodo di prelievo furto vero e proprio adottato dagli USA, complici i governi italiani a danno dei cittadini di questo paese colonia in favore del nemico. Il metodo in questione si chiama “burden-sharing”, condivisione del peso. In base a queste notizie una domanda sorge spontanea: cosa succederebbe se un governo decidesse, ipotesi remota vista la grande sudditanza agli Stati Uniti, di chiudere queste basi militari? Un Governo, senza condizionamenti vari, serio in base a quanto stabilito dalla Costituzione in materia di Sovranità Nazionale, deve difendere con i denti gli interessi nazionali dei suoi cittadini ed essere uno Stato sovrano, che purtroppo non è mai stato e questo è lo scandalo. Anche, caso remoto, in ottica chiusura delle basi militari, da alcuni documenti usciti su internet, l’Italia pagherebbe sempre e comunque la sua cambiale di sottomissione al nemico che ha in casa. In parole povere: vi abbiamo “liberato” e ora pagateci per il disturbo. Questa la vergogna degli accordi segreti bilaterali tra Italia ed U.S.A. a scapito dei cittadini che non sono liberi ma coloni di una nazione che decide, pretende che gli paghino indennizzi vari non dovuti. Ma tant’è: il Bel Paese è la colonia fatta ad uso e consumo dello straniero.

Davide Caluppi

Fonte


 

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